giovedì 14 giugno 2018

domani

I giorni delle tragedie nell’Anfiteatro in riva agli oceani dell’Olimpo sono immagini un po’ sfocate, alle quali si stanno lentamente sovrapponendo le distese di container del porto di Philadelphia. Niente più bianco candido del marmo, niente cieli dagli spazi aperti e nessun applauso quando infine gli attori si rialzano. Perchè qui non sempre lo fanno.
Il diletto non c’entra nulla, nessuno qui si mette una maschera per recitare, lo fanno per sopravvivere. E forse recitano quando se la tolgono. Sono le 3:47 di notte o di mattina ed è sveglia, ma questa non è una novità. La luna la tiene alzata, come fa con la marea e le chiede di uscire e lei obbedisce.
Li vede camminare sul bordo dei container, scivolare nei vicoli e riposarsi in qualche insenatura. Chissà se hanno qualcuno che li aspetta a casa, qualcuno che spera che tornino sui loro piedi. Cosa li spinge a sfidare la notte e la legge? Sono anche loro mossi dalla luna, che immobile e gelida sottrae il senno di chi cammina nella sua luce?
È a volto scoperto, sotto i lampioni, ma sente di essere quella che più di tutti ha qualcosa da nascondere, tra queste vie. Non si è sentita così persa in questo nuovo mondo. Non li capisce e pensa ci riuscà mai.
Ma non deve non può non si immischierà in queste faccende. Ne è convinta. Domani, domani sa che la chiameranno per tornare all’Olimpo, di sicuro. Sa di dover resistere ancora qualche ora, che si renderanno conto di aver fatto un errore. Sa di appartenere a quel marmo bianco, non a queste lamiere arrugginite. Anche oggi, domani.

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