giovedì 20 dicembre 2018

soffocare

Ha ammassato tutto quello che è riuscita a raccattare dalla casetta sullo Schulkyll, nella sua stanza al Node. Tutto quello che ha è in quel quadratino. Ci sono ancora degli scatoloni chiusi, quelli con la divisa dei sea rangers e qualche elettrodomestico che ora non le serve più. Da quando Silene Leclair, nome e viso, sono tra quelli dei tanti ricercati per essersi fatti togliere il chip, trovare un posto in cui stare è diventato più difficile.

La gente non ce l'ha scritto in faccia se è d'accordo ad ospitare una "criminale", non nella South almeno, che è il quartiere di tutti e di nessuno. Le ci vorrà qualche mese per tastare le acque e trovarsi un buco dove sistemarsi, perchè il Node non è mai stata davvero un'opzione, non per sempre almeno.

Senza nemmeno rendersene conto, sta iniziando ad ambientarsi tra i soldiers, non lo ammette nemmeno a sé stessa, ma una mezza parola in cucina dopo le ronde, un bigliettino sotto la porta della stanza. Sono le cose che non avrebbe mai immaginato di ricevere, tanto meno di apprezzare.

Ma la verità è che c'è qualcosa che ci entra dentro quando ancora non sappiamo cosa sia un ricordo, immagini e suoni che assorbiamo e custodiamo inconsapevolmente. E così rimangono sul fondo, permeano alla base di tutto quello che siamo e sono il motivo per cui ci si sente vuota ogni volta che qualcuno le volta le spalle, e soffocare ogni volta che le pareti sono troppo rigide e la luce fredda.

Allora per i corridoi dei Node rimangono solo impronte umide, falcate ampie, che spariscono di fronte ad una botola, specialmente se fuori è notte

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La nutro a foglie di insalata e dita di studenti troppo chiassosi. Una buona idea?